IL SALOTTO DELLE STREGHE.magia esoterismo wicca

IL MISTERO DELL'ORACOLO DI DELFI.

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tom44
view post Posted on 29/6/2009, 15:16     +1   -1






Secondo la leggenda fu il padre degli Dei in persona, Zeus, a stabilire dove sarebbe stato edificato Delfi. Egli fece volare due aquile attorno alla Terra, inviandole una in un senso ed una nella direzione opposta. Il punto in cui si fossero incontrate sarebbe stato “il centro del mondo” e lì sarebbe sorto Delfi. Sul luogo esisteva già un santuario consacrato alla divinità della Terra, Gea, che secondo alcuni era difeso da un drago. Apollo, il Dio del Sole, uccise la creatura e vi fondò un secondo santuario. La tomba del drago, Pitone, fu sepolta al di sotto di una pietra, l’omphalos (ombelico) che coincideva col centro del mondo.
Fuori dalla metafora che è il mito greco, si sa che l’oracolo di Delfi era un punto di richiamo per le genti del mondo antico come oggi possono esserlo la Mecca o Lourdes. Il tempio fu costruito nel 1400 avanti Cristo alla base del monte Parnaso, a 570 metri sul livello del mare e circa sette chilometri di distanza dal golfo di Corinto.
Le profezie erano rese dalla sacerdotessa del culto di Apollo, la Pitia o Pizia, che durante le sue funzioni di officiante di Apollo era solita sedere su di un tripode, il simbolo del Dio. Tributari del tempio erano uomini di ogni classe e ceto sociale: contadini, artigiani guerrieri e politici. La domanda da porre al Dio per bocca della Pizia era affidata ad un sacerdote del tempio, il quale la consegnava alla sacerdotessa. L’attesa della risposta di Apollo era scandita da un rituale che iniziava, in genere, con il sacrificio di una capra. La sacerdotessa sedeva sul tavolo a tre gambe in attesa dell’ispirazione divina, quindi pronunciava la profezia. Cadeva in una sorta di trance ipnotica e solo in quel particolare stato di semicoscienza donava le sue predizioni. Una volta ottenuta la risposta, che in genere aveva un significato ambiguo e difficilmente interpretabile in modo univoco, la Pizia comunicava il messaggio ad un altro sacerdote che a sua volta lo trascriveva e lo consegnava a chi aveva posto la domanda.
Originariamente la sacerdotessa di Apollo concedeva le sue previsioni solo una volta all’anno, in primavera, mentre durante l’inverno il Dio del Sole era considerato assente da Delfi. Successivamente, forse anche grazie alla sempre crescente popolarità e ricchezza del tempio, gli oracoli furono pronunciati in un giorno stabilito ogni mese.
Nessuno conosceva l’origine delle capacità della Pizia: alcuni racconti indicano che la sacerdotessa fosse solita mangiare alcune foglie d’alloro prima di cadere in trance, altri sostengono che le illuminazioni provenissero dal suo isolamento nelle stanze del tempio.
Non era d’accordo con queste interpretazioni lo storico romano Plutarco, vissuto dal 46 al 120 dopo Cristo, che fu anche uno dei sommi sacerdoti del tempio di Delfi. Plutarco ci ha lasciato una dettagliata descrizione dei riti attraverso i quali la Pizia raggiungeva la trance. Innanzitutto i sonni in cui la sacerdotessa cadeva potevano essere più o meno profondi. Talvolta questo stato era talmente pronunciato da rasentare la morte. In alte occasioni la donna pareva delirare.
La trance, secondo Plutarco, non derivava da oscuri voleri divini, ma si realizzava attraverso l’inalazione dei gas che fuoriuscivano da una fenditura dell’Adyton, la stanza in cui la sacerdotessa si recava per ricavare la profezia. Plutarco, benché investisse il ruolo di sacerdote, racconta dei prodigi della Pizia con un tono che oggi potremmo definire degno di uno scettico e non fa mistero riguardo all’origine dei vapori sacri. Per lo storico romano i gas scaturiti nei sotterranei del tempio provenivano da cavità delle rocce sottostanti. Plutarco descrive inoltre l’odore di questi vapori, che erano dolciastri e profumati.
Ma sebbene le stesse genti di Grecia non comprendessero appieno la natura delle premonizioni della Pizia, gli oracoli erano sempre accolti col massimo rispetto e le previsioni accettate da chiunque ne avesse fatta richiesta.
Per questo motivo l’oracolo di Delfi rimase uno dei maggiori siti religiosi del vecchio continente per circa duemila anni.
Tuttavia, con l’inizio della decadenza della civiltà greca anche il tempio della Pizia cominciò a perdere molto del suo antico splendore. Ai tempi di Plutarco, infatti, Delfi non era più considerato il centro del mondo. In principio fu la conquista delle città-stato greche da parte della Macedonia di Alessandro il Grande, poi giunse la schiavitù sotto l’impero romano, infine fu la volta del crollo delle divinità greche, sostituite da quelle latine prima e dal Cristianesimo poi; il culto di Apollo si estinse a poco a poco e con esso andarono scemando le ricchezze del tempio di Delfi. Questo fu probabilmente saccheggiato una prima volta durante il 279 avanti Cristo dai celti, ricacciati in seguito dai territori della Grecia grazie all’offensiva degli etoli. Nel II° secolo avanti Cristo il santuario parve riacquistare una parte della sua antica gloria: fu restaurato da Domiziano nell’84 dopo Cristo e mantenne la sua tradizione religiosa sotto i regni di Traiano ed Adriano. Ma nel 360 dopo Cristo, quando Giuliano, ultimo Imperatore di Roma di religione politeista, interpellò l’oracolo, la Pizia pronunciò un oscuro vaticinio: “Febo non abita più qui”.
Febo, il cui nome significa “Dio Sole” può essere interpretato come un riferimento al Dio Apollo ed al suo culto. A dar ragione alla sacerdotessa pochi anni più tardi fu l’imperatore Teodosio, che decise di cancellare del tutto il tempio di Delfi come obsoleto relitto del defunto paganesimo. Era il 392 dopo Cristo.

La scienza nel tempio di Apollo
Anche la scienza si è occupata delle presunte capacità paranormali delle Pizie. La testimonianza di Plutarco riguardo al possibile effetto allucinogeno dei vapori nei sotterranei del tempio pareva essere un’indicazione ragionevole circa l’origine degli stati di trance delle tante donne che si erano succedute come sacerdotesse di Apollo. Per verificare tale ipotesi nel 1927 una spedizione di archeologi e geologi francesi esaminò ciò che rimaneva del santuario di Delfi, da poco riscoperto nei pressi della cittadina di Kastri.
In quell’occasione tuttavia, i ricercatori non riconobbero la presenza di fenditure o emissioni di vapori dal sottosuolo. La natura delle facoltà delle sacerdotesse di Apollo rimase insoluta ed i racconti sull’oracolo di Delfi bollati come miti e leggende.
In geologia si sa che l’emissione di gas e vapori dal sottosuolo è spesso associata a zone vulcaniche attive. Tuttavia il monte Parnaso e la zona che lo circonda non presentano questo tipo di manifestazioni. Ma di recente la spiegazione geologica delle premonizioni delle sacerdotesse di Delfi è tornata a far parlare di se e questa volta, all’apparenza, sembrerebbe aver davvero chiarito il mistero delle Pizie.
John deBoer, geologo della Wesleyon University nel Connecticut, dopo uno studio particolareggiato della conformazione geologica della regione attorno a Delfi, ha individuato due faglie che si intersecano esattamente sotto al tempio consacrato ad Apollo.
Le faglie, dal punto di vista delle scienze della Terra, sono spaccature delle rocce lungo le quali le parti separate mostrano scorrimenti reciproci in senso orizzontale, verticale o obliquo. Si originano a causa delle spinte tettoniche dovute al lento ma costante moto di spostamento delle placche in cui è suddivisa la crosta terrestre. La Grecia, da questo punto di vista, rappresenta un caso molto particolare poiché accanto ad essa s’incontrano ben tre placche tettoniche. Lo scorrimento dei margini di queste ultime provoca il corrugamento delle aree circostanti che sono ricche di pieghe e faglie. Lungo le faglie esaminate da deBoer sono disposte inoltre sorgenti d’acqua. Le fessure che si aprono nella roccia a causa dello scorrimento delle due parti di una faglia rendono il terreno maggiormente permeabile che altrove. In certi casi si vengono a creare passaggi attraverso cui l’acqua delle falde può risalire in superficie. E con l’acqua vengono talvolta veicolati anche i gas.
Milioni di anni fa le rocce calcaree che si trovano attualmente sotto il tempio di Delfi si trovavano in forma di sedimenti ancora non litificati sul fondo del mare. Qui, a causa del lento accumulo delle spoglie di microrganismi ed animali morti, si verificarono fenomeni di decomposizione che diedero origine a depositi di idrocarburi. I sondaggi geologici mostrano infatti che in profondità, sotto la zona in cui sorge Delfi, sono intrappolati strati di calcari bituminosi. Da essi, grazie al calore generato dallo sfregamento delle faglie, si generano emissioni di metano, etano ed altri volatili. Questi gas si mescolano all’acqua sotterranea ed emergono in corrispondenza delle varie sorgenti disposte lungo la faglia.
Fatto ancora più interessante, dall’analisi chimica delle emissioni di vapore della faglia è emerso che uno dei gas scaturiti dal sottosuolo è l’etilene.

Un gas dal sottosuolo
L’etilene, detto anche etene, è il più semplice degli alcheni, composti chimici formati da carbonio ed idrogeno in cui due atomi di carbonio sono uniti tramite un doppio legame. Si tratta di una sostanza incolore che a temperatura e pressione ambiente si trova allo stato di vapore. E’ assai infiammabile ed ha un odore piacevolmente dolciastro. Non è una sostanza tossica ma se viene assunta in grandi quantità può risultare letale (in effetti, secondo le cronache riguardanti il tempio di Delfi, una sacerdotessa sarebbe addirittura morta inalando troppo gas). Tuttavia il pericolo più grave derivante dal suo impiego è legato alla facile combustione.
Dall’etilene si ottengono numerosi composti d’interesse industriale come ad esempio il polietilene (che da solo ingloba il 50% della produzione mondiale di etilene), l’alcool etilico, lo stirene ed altri.
Nel 1934 si scoprì inoltre che l’etilene è un importante regolatore della crescita delle piante e venne classificato come ormone.
Inalando questo gas si possono produrre stati di eccitazione ed euforia in misura non dissimile da quelli provocati da alcune moderne droghe di sintesi. L’etilene trasmette talvolta la sensazione di fluttuare nell’aria come se il corpo fosse privo di peso. I suoi effetti allucinogeni non rappresentano una scoperta recente: in passato, benché se ne ignorasse la struttura chimica, l’etilene veniva sovente impiegato come anestetico.
Esaminando i racconti sull’oracolo di Delfi alla luce delle recenti scoperte scientifiche appare chiaro che le alterazioni di coscienza dovute all’etilene rappresentano una risposta convincente alle misteriose trance delle Pizie. Plutarco, in definitiva, aveva ragione a mettere in relazione le sibilline profezie delle sacerdotesse con i vapori scaturenti dalle rocce.
E senza bisogno di scomodare Dei ed eventi soprannaturali.

 
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